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La fotografia è arte dell’immagine e potreste non spendere un secondo nel cercare un titolo. Ci sono occasioni nelle quali il titolo è però necessario: un concorso o una pubblicazione richiedono di accompagnare l’immagine con un titolo. Come individuarlo?

Torresani sulla rivista della FIAF qualche anno fa scriveva che ogni titolo doveva contenere cosa o chi era stato ripreso, quando e dove. In altre parole condensa quattro delle regole auree del giornalismo anglosassone (le famose 5W: who, what, when, where, why) intendendo implicitamente che quelle informazioni permettono a chi guarda di capire il perché il fotografo ha scattato la fotografia.

Un approccio di questo tipo può andar bene per una catalogazione delle immagini o per una serie di fotografie di documentazione, è bene mantenere traccia di quelle informazioni per tutte le nostre immagini, ma i titoli che ne escono davvero sono il titolo giusto per un opera d’arte? Probabilmente no.

Nelle opere visive il titolo deve condensare il messaggio visivo che l’opera vuole trasmettere e spesso non è il cosa, il dove e il quando è ripreso che definisce emozione che si vuole trasmettere attraverso una immagine. L’emozione o il concetto che si vuole trasmettere non è sempre catalogabile e ancora più spesso è astratto e quindi ancor meno riconducibile alla regola.

Nella scelta di un titolo partite dalla regola anglosassone ma aggiungete l’emozione che volete trasmettere attraverso l’immagine e siate aperti nella composizione finale del titolo, stravolgendo, tagliando, riassumendo.

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