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Joachim Schmid
Joachim Schmid e le fotografie degli altri

Joachim Schmid (Balingen, 1955) lavora con la fotografia dai primi anni ottanta senza produrre alcuna immagine propria. «Nessuna nuova fotografia finché non siano state utilizzate quelle già esistenti!» ha dichiarato nel 1989 in occasione del centocinquantesimo anniversario dell’invenzione di questo mezzo espressivo, un principio a cui è rimasto fedele fino a oggi. Schmid decide di non fotografare limitandosi a raccogliere, selezionare e riutilizzare fotografie già esistenti. Il suo concetto di fotografia si allarga a immagini scaricate da internet e dai social network o trovate nei mercatini e negli archivi, ma anche a figurine e ritagli di giornale. Il materiale raccolto e decontestualizzato si carica di nuovi significati diventando altro, ovvero l’opera di Joachim Schmid che fonde in sé due temi fondamentali dell’arte contemporanea: da un lato l’idea del readymade duchampiano, dall’altra quella della “morte dell’autore” formulata da Roland Barthes. Il volume, nato da un progetto del Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, presenta il lavoro del “fotografo che non fotografa” attraverso le riflessioni di artisti, docenti di fotografia e critici d’arte come Mark Durden, Joan Fontcuberta, Simone Menegoi, Franco Vaccari, Roberta Valtorta e John Weber.

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